Il costo energia elettrica sta diventando un serio problema per le imprese. 

Nel primo trimestre del 2022, secondo quanto pubblicato da Arera (Ente di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), il costo di 1 kWh di energia elettrica è salito a 46,03 centesimi rispetto ai 20,06 centesimi per kWh del medesimo periodo del 2021. E la situazione è in continuo peggioramento, in buona parte per il conflitto Russo-Ucraino in corso e per le sanzioni che i paesi Nato stanno comminando alla Russia, ma anche per via di un calo di produzione derivante da un rallentamento della produzione di energia da fonti rinnovabili nell’estate del 2021.

In questo scenario le imprese si trovano fortemente penalizzate, tanto da vedersi impennare fortemente i costi di produzione. Un costo che per la sopravvivenza economica delle aziende deve essere ribaltato sul valore delle produzioni, creando così un circolo vizioso di aumenti che alla fine della filiera impattano sul cliente finale.

Che cosa fare per cercare di porre rimedio, anche solo parziale, a questo fenomeno? Da un lato la risposta è un ricorso sempre più deciso alle energie rinnovabili, ma la conversione richiede tempo. Più pratico provare a scegliere, nell’immediato, una tariffa migliore di quella attualmente utilizzata. Una scelta tuttavia non semplice, che richiede una corretta consapevolezza delle offerte sul mercato dell’energia elaborate da numerosi fornitori.

Vediamo più nel dettaglio come un’impresa può orientarsi tra tariffe e tipologie di mercato relative al costo energia elettrica.

Cosa sono le fasce orarie?

Il costo di produzione dell’energia non è sempre lo stesso e varia in funzione della domanda, nel corso della giornata e dei periodi di richiesta. In generale, quanto più è alta la domanda, maggiore è il costo per la produzione di un kW di energia: una condizione che rende necessario il ricorso a fasce variabili, dove la variabile è il costo del kilowattora

Per adeguarsi a questa situazione, il costo dell’energia elettrica è suddiviso in fasce orarie con il relativo prezzo.

Le fasce orarie sono state istituite da Arera, l’autorità amministrativa indipendente che svolge funzioni di controllo nei settori dell’energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore. 

Quella denominata F1 è quella di punta e anche la più costosa. E’ quella in vigore nei giorni feriali, da lunedì a venerdì, dalle 8 alle 19. Al di fuori di questi orari, sempre nei giorni feriali, si entra in fascia F2. Vale dalle 7 alle 8 e dalle 19 alle 23 e il sabato, dalle 7 alle 23. La fascia F3 è invece attiva da lunedì a sabato dalle 23 alle 7 e tutto il giorno la domenica e i festivi. A queste fasce se ne aggiungono poi altre due: la tariffa monoraria, o F0, che è indipendente dal giorno o dall’ora della fornitura e la F23 che include tutte le ore nella fascia F2 e F3.
Sono condizioni che dovrebbero indurre l’utente a spostare i consumi nelle fasce più convenienti, ma è abbastanza intuibile come questo sia piuttosto semplice per una famiglia ma molto complicato per un’impresa. 

Per le aziende, dunque qual è la soluzione che produce maggior risparmio?

Quale fascia oraria è più conveniente?

Esattamente come per gli utenti privati e i clienti domestici, anche per le aziende esiste una suddivisione in fasce orarie.

Come visto, oltre agli orari al variare della fascia varia il costo. Ogni fornitore adegua le proprie offerte luce e gas sulla base delle fluttuazioni della domanda e dei diversi consumi energetici di ogni azienda, per fornire un servizio di alto livello qualitativo ma allo stesso tempo vantaggioso dal punto di vista economico.

Per le aziende, le industrie, i negozi e locali maggiormente attivi e produttivi fra le prime ore del mattino e il tardo pomeriggio e l’inizio sera la scelta più conveniente sarà legata alla tariffa monoraria. Al contrario, per le imprese che puntano la propria economia sulle ore serali e sui fine settimana, la soluzione F23 sarà quella che farà spendere meno. Non esiste dunque una fascia di risparmio oggettiva, ma dipende dalle specificità dell’impresa.

Mercato tutelato o libero: dove conviene?

Con l’avvio della liberalizzazione del mercato dell’energia (avvenuta nel 1999) è stato istituito il servizio a maggior tutela che si è affiancato al mercato libero e con esso coesisterà, se non ci saranno proroghe, fino a gennaio 2023. Dopo tale data, il mercato tutelato scomparirà.

Ma quali sono le differenze principali tra i due sistemi? Essenzialmente sono nel prezzo e sulla forma di controllo. Nel mercato tutelato il costo energia elettrica viene stabilito trimestralmente dall’ente di controllo che è Arera, mentre nel mercato libero sono le aziende private a decidere il prezzo e i servizi da offrire al cliente. 

Anche in quest’ultimo caso vi è comunque un controllo dell’Antitrust affinché siano sempre applicate procedure trasparenti e il rispetto delle regole della concorrenza. 

In entrambi i casi restano comunque fissi I costi di gestione e le imposte.

Che tipologia di tariffa scelgo per risparmiare di più?

Prima di poter dare una risposta netta, che risulta comunque sempre difficile, vanno spiegati alcuni concetti. Intanto il prezzo dell’elettricità è sempre definito in €/kWh (euro al chilowattora) ed è formato da diverse componenti, o voci, che possono essere raggruppate per comodità in quattro grandi categorie: la materia energia, che si riferisce al costo dell’energia elettrica (sia essa di produzione o di acquisto), il trasporto e la gestione del contatore, ovvero quelle spese da corrispondere ai soggetti che si occupano della gestire le infrastrutture di trasporto (Terna) e di distribuzione tra i quali i distributori locali. Ci sono poi gli oneri di sistema, che sono la somma di diverse componenti come per esempio la spesa per bonus, incentivi etc, ed infine le imposte che comprendono sia l’IVA che le accise.

Ciò che è possibile negoziare, aderendo ad un’offerta piuttosto che un’altra, tra le tante sul mercato (e che può nel mercato libero variare da un fornitore all’altro), è solo la quota che si riferisce alla materia energia, poiché gli altri costi sono fissi per chiunque.

Il costo dell’energia elettrica, dunque, dipende dalla tipologia di offerta di una determinata società che può essere particolarmente conveniente nel momento, pur conservando una intrinseca variabilità. 

Questi aspetti, considerati tutti insieme, non portano dunque ad una risposta univoca se non che ogni impresa, valutati i momenti in cui necessita di consumare più energia, valuti l’offerta migliore del momento richiedendo più preventivi al fine di ottenere un’offerta il più possibile su misura.

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