Fra gli addetti ai lavori del settore digitale c’è un modo di dire che ricorre spesso: i dati sono il petrolio del nuovo millennio. Una frase a effetto, che però nasconde un fondo di verità. Pur non entrando nel merito delle aziende che in qualche modo raccolgono dati di professione, per esempio nel campo del marketing o dei contact center, ogni azienda produce dati, per esempio dai processi aziendali, che potrebbero essere utilizzati per migliorare la produzione, ridurre i costi, e contribuire a portare risultati. In questo senso, la digital transformation per le PMI è ancora ricca di opportunità. Vediamo come.
Cosa sono i Big data e perché ti riguardano?
Nel mondo dello small business e delle PMI, i Big Data hanno un problema: il loro nome, che suggerisce l’idea sbagliata che i “grandi dati” siano solo per grandi aziende. La realtà è diversa, ma per capirla partiamo dalla definizione. Nella Digital Economy, i Big Data sono dati che contengono una maggiore varietà, che arrivano in grandi volumi e con velocità maggiore. Come ricorda Oracle un’altra caratteristica è il volume di dati, che non si possono elaborare con strumenti tradizionali.
Il motivo per cui riguardano le PMI è semplice: oggi non serve essere enormi per raccogliere enormi quantità di dati e, anzi, proprio le dimensioni contenute aiutano. Chiariamo con un esempio: una PMI che decida di monitorare i propri asset aziendali (per esempio, la flotta di auto o i macchinari) con le logiche della trasformazione digitale, si troverà ben presto con una mole di dati assimilabile ai Big Data.
Avrà bisogno di strumenti nuovi per elaborarli, ma questo non è un problema: grazie agli strumenti forniti secondo il modello As a Service, basta letteralmente un abbonamento mensile (e, ovviamente la formazione necessaria) per iniziare ad analizzarli senza altri investimenti. Con un considerevole vantaggio: visto che oggi le analisi vengono effettuate con modelli matematici che vengono approssimati quando le quantità di dati in gioco sono veramente soverchianti, il dataset importante ma non colossale di una PMI potrà essere analizzato con una migliore precisione. Il che, in termini strettamente analitici, significa poter usare meglio i dati raccolti.
Digital transformation e PMI: un binomio necessario
Il sistema a cui abbiamo accennato sopra ha diversi scopi, fra cui analizzare la produzione per migliorare i prodotti, analizzare i comportamenti dei clienti per migliorare il servizio o l’assistenza, ma soprattutto ottimizzare processi, procedure e l’organizzazione per contenere i costi. E sono proprio le PMI ad avere la maggiore necessità di lavorare con maggiore oculatezza.
Ma non solo: nel Digitale, dove la velocità spesso è un fattore di vantaggio, sono proprio le PMI ad avere l’agilità necessaria per sfruttare al meglio le nuove tecnologie. E le migliori ragioni per farlo. Per esempio, soluzioni innovative come la blockchain, possono essere usate per tracciare l’autenticità dei prodotti, abbigliamento su tutti, e ridurre così le frodi e le contraffazioni.
Cosa sono i modelli di business data driven?
Tornando alla gestione dei dati, c’è un principio fondamentale che, quando applicato, porta considerevoli vantaggi. Si chiama approccio Data Driven e in pratica prevede che le decisioni non siano più prese in base alla consuetudine o alla soggettività, ma sulla base di quello che suggeriscono i dati. Esattamente i “Big Data” raccolti secondo i criteri appena illustrati.
Il principio alla base è molto semplice: raccogliendo un numero maggiore di dati è possibile avere una migliore visibilità sull’azienda, sia in termini di processi, sia in termini di flussi di cassa. Chiariamo con un esempio. Ipotizziamo che un’azienda produttrice utilizzi la materia prima A per creare il prodotto B. Per contenere i costi, decide di ridurre gli ordinativi al fornitore 1, più costoso, per aumentarli al fornitore 2, più economico. Grazie all’approccio Data Driven e a una opportuna raccolta dei dati storici, una analisi di simulazione può per esempio, prevedere che il numero di pezzi difettosi aumenterà dal 2 al 3 per cento, sulla base storica della qualità delle forniture del fornitore 2.
Sempre attraverso i dati, l’analisi finanziaria stabilisce che questo aumento dei difetti finirebbe per annullare il risparmio generato. Grazie ai dati quindi, è possibile fare la scelta realmente vantaggiosa, anche quando questa in prima battuta è controintuitiva, e fare in modo che siano informazioni oggettive a governare le decisioni.
Perché è necessario un cambio di paradigma nella considerazione degli asset digitali
La ragione è, sostanzialmente, in quanto abbiamo accennato finora. Per le aziende, PMI soprattutto, prive di una vocazione specifica o che lavorano nel campo, il digitale è in alcuni casi ancora visto come una sorta di “male necessario”. Si usa la fatturazione elettronica perché è obbligatoria, la PEC perché è indispensabile e i macchinari dotati di IoT industriale perché le nuove versioni lo prevedono di serie. Ma i dati e il Digitale non sono valorizzati a dovere. Questo costituisce un rischio enorme, soprattutto in termini di competitività nei confronti delle aziende che invece fanno ampio uso di un approccio positivo verso l’innovazione digitale.