CNA ha recentemente pubblicato i risultati di un’indagine nazionale che fotografa le aspettative del mondo artigiano italiano all’inizio del nuovo anno. In gioco ci sono molte variabili, ma certamente la pandemia in corso e le ipotesi di ripresa tengono ampiamente campo, come sottolinea il Presidente Nazionale di CNA Dario Costantini: «L’eventuale introduzione dell’obbligo vaccinale permetterebbe di poter continuare a lavorare in sicurezza. Gli artigiani hanno più fiducia su quello che potranno fare per la loro attività e sperano nella stabilità politica del Paese».
Da ciò che emerge dal documento, un artigiano su due ritiene infatti che la vaccinazione obbligatoria sia la via per riconquistare la normalità. E in generale la stragrande maggioranza degli imprenditori è consapevole che la battaglia contro il covid non sia finita. La ripresa, secondo il mondo delle imprese artigiane, passa necessariamente dal superamento della pandemia. Ed in generale esiste un certo ottimismo. Il 40% di esse prevede nel 2022, o comunque all’uscita dallo stato di emergenza, risultati superiori all’era pre pandemia, o comunque immagina di poter recuperare una parte delle perdite accumulate nel recente passato. Ci sono settori nei quali l’atteggiamento positivo prevale con una percentuale maggiore. Tra questi, c’è chi opera nelle costruzioni, nella manifattura e nei servizi per le imprese, pur con qualche distinguo. Il 50% attività edili, anche trainate dai bonus governativi, si immagina un recupero del giro di affari pre crisi o addirittura di continuare a crescere. Tra le realtà manifatturiere gli ottimisti sono il 43% degli intervistati, mentre tra chi fornisce servizi si arriva anche al 53%.
In uno scenario tutto sommato speranzoso non mancano i pessimisti: chi si occupa di turismo e trasporti, settori molto colpiti negli ultimi due anni, non riesce ad immaginare un anno positivo o una ripartenza imminente del volume di affari.
Oltre all’emergenza sanitaria, che da sola vale una buona fetta di valutazione imprenditoriale sulle ipotesi di futuro, nell’analisi degli artigiani intervengono altri fattori chiave, tra cui il caro energia e la scarsità di approvvigionamento delle materie prime. «Da anni chiediamo che le PMI non paghino l’energia quattro volte di più rispetto alle grandi imprese – incalza il Presidente Costantini -. Alle nostre imprese abbiamo invece suggerito di avere il mondo come cliente e non più il quartiere perché quando ti confronti con il mondo e scopri che paghi l’energia oltre un terzo in più rispetto ai competitor si capisce anche il perché della grande fatica nel competere con gli altri distretti d’Europa proprio a causa di questa zavorra. Ma nonostante questo pesante handicap continuiamo a essere il secondo paese manifatturiero in Europa perché le nostre aziende hanno l’esperienza, la tradizione nel sapere fare».
C’è poi un tema, quello dei fondi del PNRR, che genera una certa preoccupazione. Da un lato il mondo delle imprese e dei professionisti guarda ad esso come un’opportunità di crescita, ma circa un terzo degli interpellati nutre dubbi e preoccupazioni, temendo la mancata attuazione delle riforme e degli investimenti previsti. Sullo sfondo restano poi i mali endemici del Paese, tra cui la scarsità di manodopera qualificata.
«Credo che il nostro mondo sia poco conosciuto e valorizzato nonostante sia il modello di impresa diffusa nel paese – conclude Costantini -. Sogno di portare un po’ di politici in bottega per fare vedere i problemi quotidiani che gli artigiani devono affrontare come eroi che non trovano la manodopera, fanno fatica a farsi pagare e lottano contro la burocrazia».