Il sindaco di Silvano d’Orba, in collaborazione con Mauro Scalzo della CNA di Ovada e del presidente regionale Fabrizio Actis, nella mattinata di domani (alle 9.30 nel salone dell’oratorio parrocchiale) conferiranno un premio a Giovanni Polentes di Pierre Trattori, per aver realizzato, in collaborazione con l’Università di Genova un’opera di alto ingegno artigianale e tecnologico. Si tratta di un trattore che toglie le mine antiuomo dai campi, un carro sminatore che può essere poi utilizzato come trattore agricolo.

Silvano d’Orba è un grazioso paesino di duemila anime, in provincia di Alessandria, nel Piemonte meridionale, situato proprio sull’Orba, fiume di cui porta il nome, conosciuto per un particolare metodo di distillazione della grappa e per i burattini. C’è anche una spiaggia sul fiume dove trovare refrigerio e riparo dalla calura estiva.
Qui a due passi da Ovada e dal confine con la Liguria, le persone hanno già un marcato accento ligure. Come Giovanni Battista Polentes e la sorella Andreina, che ci accolgono con grande calore nella loro azienda, la Pierre Trattori.

Un’impresa, una famiglia, legata alla meccanizzazione dell’agricoltura, una storia che  comincia nel 1883, con il bisnonno di Giovanni, un falegname, che all’epoca era anche il tuttofare del paese, che si adoperava a costruire tutto. In quel periodo si diffuse nei vigneti la peronospera (un fungo microscopico che provoca la più terribile malattia della vite e che può compromettere anche interi raccolti). Per dare il verderame e quindi sconfiggere il morbo, a quel tempo veniva ancora utilizzato uno strumento decisamente scomodo e poco efficace. Il bisnonno di Giovanni decise quindi di trasformare una semplice cassa per il trasporto del vino, inserendo un meccanismo metallico e costruendo così la prima pompa per dare il verderame a spalla.

Un’impresa in cui con il tempo, al bisnonno succede il nonno e al nonno il padre di Giovanni, che dopo la seconda guerra mondiale si trasferisce da Belluno a Ovada, per iniziare un’attività di riparazione di motocicli.
Dopo il matrimonio nel 1950, il papà di Giovanni inizia una collaborazione col suocero, sempre nel campo della realizzazione di pompe agricole, l’evoluzione di quelle costruite dal bisnonno. L’innovazione tecnologica apportata dal padre di Giovanni riguarda la meccanizzazione: le pompe hanno un motore a scoppio e diventano carrellate. Poi negli anni Sessanta comincia la produzione di un motocoltivatore molto avanzato, in cui inserisce un brevetto di sua ideazione, un meccanismo che permette il disinnesto automatico della fresa, con l’inserimento della retromarcia. Questa idea ha salvato le gambe e la vita di molte persone, che prima erano esposte al rischio di gravi infortuni.

Giovanni già dall’età di dieci anni faceva i suoi primi passi nell’officina del padre. Ammettendo, candidamente: «Probabilmente davo più fastidio che altro». Ma negli anni Ottanta, dopo aver concluso gli studi, entra ufficialmente in azienda, cominciando lo sviluppo dei suoi mezzi agricoli, sempre nell’ottica di soddisfare le esigenze specifiche del cliente e migliorarne la qualità del lavoro.

«Il grosso vantaggio di un’azienda piccola come la mia – spiega Giovanni Battista Polentes – e che io seguo tutto il processo, dall’ideazione, alla produzione, fino alla vendita e ho il rapporto diretto con il cliente, così posso conoscere meglio quali sono le sue necessità particolari». Dalle parole del titolare di Pierre Trasporti (una micro impresa che oggi conta un solo collaboratore) traspare la sua naturale predisposizione alla ricerca, dell’aggiornamento, dell’innovazione e della cura del dettaglio, lavorando per lo sviluppo di macchine che abbiano prezzi della produzione di massa, ma al contempo grande qualità e versatilità.

È proprio grazie a questa attenzione e all’eccellenza dei suoi prodotti che alla fine del primo decennio degli anni Duemila, parte con un nuovo progetto davvero molto singolare. «Nel 2010, sono stato contattato dall’Università di Genova – racconta Giovanni – per aderire a un progetto finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, la costruzione di un trattore da sminamento, ricavato da una mia macchina agricola. Il trattore agricolo che avevo prodotto, così come era costruito si prestava molto a un utilizzo così particolare, perché poteva essere trasformato in un mezzo radiocomandato con pochi accorgimenti».

È stato fatto anche un test in Giordania in vero campo minato, che ha dato risultati ottimi, e nel 2013 la stessa Università gli ha proposto un nuovo progetto, stavolta con il supporto e il coordinamento dell’Unione Europea. Locostra, così si chiama il trattore, è stato riprogettato, grazie al contributo di un team di ingegneri dell’Universita di Genova e al lavoro del ricercatore polacco Michał Przybyłko, che ha lavorato alla parte elettronica al fianco di Giovanni Battista per quattro anni.

«Abituato a lavorare da solo – sottolinea Polentes – è stato davvero molto positivo potersi confrontare con l’Università nello sviluppo del progetto. Tutti mi dicono di aver fatto qualcosa di straordinario, ma sinceramente non mi sembra di aver fatto niente di eccezionale».

L’Università di Genova ha scovato la Pierre Trattori grazie al consiglio di un professore giordano, che ha trovato su Internet il sito ufficiale dell’impresa. Scelta per il progetto tra altre aziende molto più grandi di dimensioni, la Pierre Trattori ha costruito un mezzo che le ONG possono utilizzare per lo sminamento e una volta terminato il lavoro, può essere convertito a uso agricolo. Un prodotto che è stato presentato a Bruxelles alla presenza della principessa Astrid del Belgio.

Con garbo e umiltà, Polentes racconta la sua esperienza fuori dalle mura della sua azienda: «Abbiamo fatto dei test sul campo, in posti dove non si poteva nemmeno scendere dalla macchina perché c’erano le mine lungo la strada. Poi a febbraio abbiamo incontrato i Revisori dei Conti dell’Unione Europea, che ci hanno fatto i complimenti perché siamo riusciti a realizzare un prodotto già pronto per la commercializzazione, e non soltanto un progetto di ricerca pura».

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