Sulla questione bonus imprese si è è assistito a molteplici cambiamenti, sterzate in corso d’opera.  E le imprese sono state nell’occhio del ciclone. Da maggio, un emendamento al Taglia-prezzi 21/2022 stabilisce che soltanto imprese edili certificate con la certificazione SOA (Società organismi di attestazione) potranno realizzare i lavori del super bonus. 

Si tratta di una vera e propria rivoluzione, che di fatto richiede all’edilizia privata la qualificazione oggi vigente solo per i lavori pubblici.

Il giro di vite previsto dal Governo avrà sostanzialmente due vincoli che in certa misura ne limitano l’effetto novità immediato per le aziende, consentendo tuttavia una maggiore possibilità di adeguarsi: intanto il provvedimento entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023 (ma a pieno regime soltanto dal primo luglio 2023) e in secondo luogo avrà valore solo per quelle opere di importo superiore a 516.000 euro.

Riguarderà quindi prevalentemente i grandi cantieri, sui quali potranno lavorare soltanto imprese qualificate. La dimensione in realtà non è importante, ma è abbastanza facile intuire come per le piccole e le micro imprese l’ottenimento di una SOA costituisca un iter oneroso e complicato. Nell’articolo che segue, tutti i dettagli sulla sua introduzione e sulle perplessità che questo provvedimento genera.

Perché viene imposta la certificazione obbligatoria?

Il nuovo provvedimento nasce, secondo il legislatore, per contrastare il far west generato dagli incentivi del superbonus imprese. Le agevolazioni hanno repentinamente messo in concorrenza sul mercato aziende fortemente strutturate con soggetti frammentati e senza alcuna attestazione che ne garantisse non solo l’affidabilità ma anche solo l’organizzazione minima di un’impresa edile.

Chi sostiene l’introduzione della certificazione fa presente che dall’inizio del 2022 uno studio di Ance riportava un dato eloquente, ossia che in sei mesi, sullo slancio dei bonus, sono nate 11.563 imprese nel settore dell’edilizia e affini (Codici Ateco 41 e 43), iscritte solamente in Camera di commercio. Imprese per la maggior parte formate da imprenditori edili con scarsa, o nulla, esperienza nel settore visto che solo il 38% di essi aveva già avuto esperienze pregresse nel settore.

La certificazione SOA diventa così uno strumento che dall’edilizia pubblica viene esteso per le opere di edilizia privata: se in passato vigeva l’obbligo di certificazione SOA soltanto per i contratti di appalto per le opere pubbliche, oggi infatti interessa anche il privato per interventi di importo maggiore di 516.000 euro.

Quanto tempo ho per adeguarmi?

L’attestazione richiesta secondo la normativa serve a certificare la capacità economica e tecnica di un’impresa che va a qualificarsi per l’esecuzione di alcuni appalti pubblici. E con il decreto Ucraina anche per i contratti privati legati al super bonus per opere di importo i 516.000 euro.

Le imprese che vorranno continuare a lavorare, ed adeguarsi alla SOA, dunque, anche come subappaltatrici, potranno usufruire di un periodo di transizione dal primo gennaio 2023 al 30 giugno 2023 e in ogni caso possono accettare le commesse in attesa di ottenere l’attestazione.

La certificazione viene rilasciata da appositi organismi di attestazione e dimostra che il concorrente possiede i requisiti necessari per operare. La certificazione SOA ha validità quinquennale (ma va confermata allo scadere del primo triennio) ed è subordinata alla dettagliata verifica della sussistenza dei requisiti minimi di attestazione che l’impresa deve dimostrare con un’apposita documentazione che riguarda, come periodo di riferimento per ciascuna voce, i dieci esercizi precedenti alla richiesta.

C’è ancora dunque del tempo per adeguarsi, ma la procedura non è semplice e spesso necessita di un consulente con specifiche qualifiche professionali per poter formalizzare la domanda correttamente e produrre tutta la documentazione, piuttosto imponente, che viene richiesta. Il costo? E’ variabile e dipende dal numero di categorie per le quali si richiede ed è stabilito dalla legge.Perché CNA sostiene che la certificazione SOA è una trappola?

Perché CNA sostiene che la certificazione SOA è una trappola?

CNA non ha dubbi sul fatto che sia sconveniente sostenere l’utilità di un provvedimento come la certificazione SOA in ambito di super bonus imprese e bonus energetici. Uno strumento con una finalità specifica per l’edilizia pubblica viene applicato all’edilizia privata, senza contare che le imprese che lavorano con attrezzatura tecnica nell’edilizia civile, per la maggior parte, non sono in possesso dell’attestazione dal momento che circa l’80% delle imprese operanti non la possiede.

La certificazione SOA è un onere aggiuntivo per le imprese, senza contare che molte rischiano di essere escluse anche volendosi adeguare alla norma visto che è necessario che le imprese dimostrino di aver lavorato negli ultimi dieci anni su commissioni con determinate caratteristiche e con qualifiche professionali che poco hanno a che fare con il lavoro edile. 

Altro aspetto negativo per molte imprese edili, che peggiora il quadro generale, è che l’attestazione diventa obbligatoria sia per gli appaltatori che per i sub-appaltatori. Così, anche una piccola impresa chiamata ad un piccolo intervento in un condominio che ha commissionato un lavoro per un importo superiore a 516.000 euro non potrà lavorare a meno di dotarsi della certificazione. La certificazione SOA diventa in questo modo un onere aggiuntivo, un costo che peraltro non garantisce la miglior qualità e capacità di un’impresa di eseguire un lavoro, ma costituisce un rallentamento che accresce la ‘corsa a ostacoli’ che sta diventando il sistema dei super bonus imprese per la realizzazione dei lavori incentivati di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli immobili.

CNA, per queste ragioni, non soltanto considera una trappola per le imprese la certificazione SOA sui grandi cantieri, ma chiede a gran voce di abolire subito l’obbligo di possederla per operare nel mercato dei bonus edilizi. 

In modo propositivo CNA suggerisce invece una legge che riconosca il profilo professionale e i requisiti delle imprese qualificate. 

Anche nel settore pubblico, nel quale viene applicata la certificazione, è stata dimostrata una scarsa efficacia dello strumento poiché non vi è una concreta utilità nel contrasto alle frodi. In questo scenario per CNA l’unico effetto della norma à l’ennesimo rallentamento dell’esecuzione dei lavori oltre che la nascita di un vero e proprio business per le società che rilasciano le attestazioni SOA.

CNA infine stima che, in questo modo, e con questa legge, l’80% di micro e piccole imprese saranno escluse dal mercato della riqualificazione edilizia.

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