Inflazione, rincari di materie prime, energia, gas, benzina. Ogni giorno le imprese devono far fronte a una serie di problemi che rischiano di comprometterne la competitività (nei periodi di “vacche magre” a cadere sotto la scure dei tagli sono, in primis, gli investimenti per formazione e sviluppo), quando non addirittura la sopravvivenza.

Senza contare che la perdita di potere d’acquisto per le famiglie, di norma, si traduce in una contrazione dei consumi. Il classico circolo vizioso che, come sottolinea il Segretario di CNA Piemonte, Delio Zanzottera, “può corrispondere a un serio problema di tenuta sociale nel nostro Paese“.

Ogni giorno è un po’ come scalere una montagna.

In questo articolo del blog pubblichiamo tre testimonianze di chi queste difficoltà le vive sulla propria pelle, ma stringe i denti e va avanti. Perché, soprattutto nei momenti critici, sono sempre le persone a fare la differenza.

Abbiamo raccolto tre testimonianze che rendono più chiaro il quadro di sofferenza in cui versano artigiani e piccole imprese del Piemonte – spiega il Segretario regionale –. Lo abbiamo fatto perché, in un momento in cui l’inflazione è sulla bocca di tutti, vorremmo scendere nel dettaglio facendo parlare chi fa impresa e resiste nonostante il momento avverso. Sono testimonianze importanti, storie di vita imprenditoriale quotidiana, vicende legate al lavoro ma non solo. Aggiungo anche che se è vero che l’inflazione porta a un calo del potere di acquisto delle famiglie, è altrettanto vero che questo calo può corrispondere a un serio problema di tenuta sociale nel nostro Paese“.

Alessandro Cianciolo, Presidente FITA Piemonte Nord (trasporti), con la sua azienda trasporta riso, è un trasportatore monoveicolare da 15 anni.

“In questo periodo le aziende fanno drammaticamente fatica a far quadrare i conti, lo sappiamo tutti; continuano ad aumentare i costi di qualsiasi cosa: manutenzione, pezzi di ricambio dei mezzi, carburanti e pedaggi che costituiscono una voce di costo pesantissima: l’autostrada Torino-Milano è aumentata di oltre il 4%, si sono verificati aumenti significativi sulle tariffe di passaggio nei tunnel del Frejus e del Monte Bianco: 50 euro a passaggio, il che equivale a un salasso di quasi 600 euro a tratta. Ma questo è quello che si sa. C’è un altro aspetto, non meno importante: non è assolutamente vero che i prezzi al dettaglio aumentano a causa dei prezzi del trasporto. È vero il contrario: sono gli autotrasportatori che hanno tutta l’incombenza delle spese, perché i committenti, ovvero la Grande Distribuzione, non aumentano le tariffe per noi. Sommiamo a questo la concorrenza sleale dall’estero, più i costi del personale. Produttori e autotrasportatori sono schiacciati dalla Gdo che ha un potere economico assoluto. La verità è che si deve dare colpa a qualcuno per giustificare il fatto che la grande distribuzione comanda, ma sembra quasi che non si possa dire”.

Alice Rigucci, Presidente Panificatori CNA Piemonte e titolare di un’azienda operante nel settore della panificazione.

“Abbiamo problemi diversi dovuti alla polverizzazione di aziende piccole o piccolissime a regime familiare sparse in tutto il territorio piemontese. Questa condizione ci rende ancora più colpiti dagli aumenti perché non abbiamo forza contrattuale. I costi dell’inflazione per noi? Il triplo. Ma il problema è anche dato dal fatto che per i piccoli un aumento dell’energia o delle materie prime che passa da 500 euro a 1.500 è ben più pesante di quanto lo sia per aziende più strutturate, che riescono a fronteggiare con meno difficoltò aumenti che vanno da 3.000 a 9.000 euro. Per noi è un problema enorme, che può riguardare la sopravvivenza stessa dell’azienda, mentre per i grandi è più gestibile. Stiamo subendo aumenti delle materie prime fino al 40% e naturalmente le farine aumentate di più sono quelle di maggior pregio che garantiscono più margine. La mia è un’azienda che opera in questo territorio; con un calo di consumo del pane come quello degli ultimi 10 anni, per produrre un quintale di pane le spese di energia rimangono le stesse di quelle che necessaria a sfornarne tre volte tanto. Infine posso dire che la polverizzazione geografica di piccoli comuni rende il panificatore utile non solo per il commercio ma garantisce anche una piccola ma non trascurabile funzione sociale: il panificatore raduna intorno a sé famiglie e persone che si incontrano e intrattengono rapporti sociali, appunto”.

Nicola Scarlatelli, Presidente Territoriale CNA Torino e Amministratore Delegato di Samec.

“Inflazione? L’impatto più forte è stato l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia che non abbiamo potuto compensare con un aumento dei listini a causa delle clausole contrattuali che prevedevano listini bloccati per tutto l’anno, siglati nel 2021 per il 2022. L’azienda si è fatta carico degli aumenti legati, ad esempio, ai trattamenti termici, al costo dell’energia e delle forniture esterne. Non è stato facile e non lo è tuttora. Questi aumenti hanno generato meno risorse anche nei piani di investimento, il che ha causato un rallentamento generale dei piani di sviluppo futuri. Siamo un’azienda che ha sempre puntato molto sull’innovazione tecnologica, una voce di costo importante. Grazie a questo posso dire con orgoglio che la percentuale del fatturato estero è passata dal 18 al 40%: siamo risultati competitivi perché abbiamo investito in tecnologia (isole robotizzate, gestione degli impianti da remoto) e formazione: questo ci ha consentito di avere il materiale sempre pronto anche se al momento, e dato il periodo, non abbiamo generato la ricchezza proporzionata che ci eravamo prefissati. Un impianto ha una vita fisica di 25 anni ma tecnologicamente i sistemi cambiano ogni 3/4 anni: per questo abbiamo investito tanto in tecnologia, innovazione e formazione”.

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