Una misura varata nel 2020 dal Governo Conte2, in piena pandemia, per dare ossigeno ad un comparto in crisi (quello edilizio, con tutta la sua filiera) e al contempo svecchiare il patrimonio immobiliare privato del Belpaese per adeguarlo ai nuovi standard ecologici e antisismici comunitari (abbiamo tutti contezza del disastro provocato dal terremoto che ha recentemente colpito Turchia e Siria).

Una misura che stava funzionando, ma che non piaceva all’esecutivo in carica, che l’ha, di fatto, abrogata pochi giorni fa con l’ultimo decreto legge del Governo Meloni.

Immediate le reazioni da parte di famiglie e imprese per un provvedimento che cambia le regole del gioco in piena corsa, creando ulteriore sperequazione tra grandi aziende e PMI.

I più colpiti? Saranno gli artigiani, ovvero quelle microimprese, spesso a conduzione familiare, che arrivano ad occupare meno di cinque addetti.

Piccole imprese che hanno anticipato soldi e che ora vedono i loro crediti bloccati, quindi inesigibili, una situazione che ne mette a repentaglio la stessa sopravvivenza.

Nei prossimi giorni è prevista una serie di incontri tra esponenti del Governo e associazioni di categoria per “calmierare” gli effetti nefasti del provvedimento ma, nel frattempo, CNA Piemonte ha già fatto sentire la sue voce con le parole di Andrea Talaia, Presidente CNA Piemonte Costruzioni, intervenuto nel corso della trasmissione televisiva “Agorà”, in onda sabato 18 febbraio su RAI 3, e Mauro Scalzo, membro del direttivo di Alessandria, intervistato da “la Repubblica” domenica 19 febbraio.

«La piccola e media impresa – spiega Talaia – rappresenta il tessuto economico dell’intero sistema Italia, con una dimensione nel nostro caso di impresa familiare. Il provvedimento del Governo rischia di portare al tracollo questo sistema fatto di padri di famiglia e famiglie. Gli interventi di riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare privato riguardano tanti italiani. Quindi, dobbiamo in qualche modo tutelare un aspetto economico e un aspetto sociale. Le nostre imprese hanno lavorato in esposizione anticipando liquidità. Come CNA abbiamo attivato un’interlocuzione con gli enti locali. La Regione Piemonte, come risposta immediata al territorio, sarebbe disposta a stanziare 50milioni di euro. Questo fa capire quanto l’ente locale territoriale abbia contezza della gravità del momento».

«È un disastro – ha dichiarato senza mezzi termini Mauro Scalzo al quotidiano La Stampa -. Non abbiamo fatto altro che rispettare una normativa voluta dal Governo e ora ci cambiano le regole in corsa. Ma come possiamo fare? Siamo una piccola impresa, abbiamo tre dipendenti e chi si trova nelle nostre condizioni rischia di saltare per aria. Noi, come tutto l’indotto dell’edilizia, che dà lavoro a tante altre attività. Già il lavoro, prima del 110%, era quello che era, soprattutto dopo essere rimasti fermi per la pandemia. Poi ci hanno dato una boccata di ossigeno che ora ci tolgono. Chi, nelle nostre condizione e dimensioni, può rischiare di prendere nuove commesse? Si rischia di andare a crollare nel giro di qualche mese. In questo modo solo le grandi imprese potranno permettersi di prendere determinati lavori perché in grado di sostenere i costi. L’unica speranza è una nuova modifica in corsa».

A questo punto, l’auspicio è che il confronto tra Governo e associazioni di categoria possa davvero rivelarsi fruttuoso e accompagnare imprese e famiglie al graduale superamento dei vecchi incentivi (che oggettivamente impattano parecchio sul disavanzo pubblico), in modo che la transizione sia quanto più diluita e meno traumatica possibile.

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